L’emergenza sanitaria da covid-19 ha comportato, dai primi di marzo su tutto il territorio nazionale, la sospensione delle attività didattiche ordinarie in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado e l’avvio in tempi molto ristretti di iniziative di didattica a distanza (DAD) e innovazione digitale, un impegno enorme su larga scala che ha rappresentato una sfida inedita per docenti, dirigenti scolastici, studenti e famiglie.
In particolare, oggi, la sfida dei docenti consiste nel mettere lo studente nella condizione di acquisire valide chiavi interpretative per poter decodificare, con sicurezza e senza dubbi, il linguaggio dei diversi media, delle diverse piattaforme utilizzate, in modo da comprendere il significato dei messaggi veicolati e farne, così, oggetto di analisi critica.
È necessario dunque che le tecnologie e l’innovazione digitale entrino nella pratica didattica, anche a emergenza sanitaria conclusa, integrando l’opera del docente in aula, consentendogli di rendere la sua proposta culturale, più avvincente e più efficace per l’alunno; l’uso delle tecnologie e delle piattaforme deve diventare non un semplice sussidio per l’insegnamento, ma una vera e propria sperimentazione di apprendimento per lo studente, in cui può essere esaltata la sua motivazione ad apprendere, la sua curiosità, in cui può trovare risposta la sua tensione alla scoperta e alla creatività, non solo quella personale ma anche quella dell’intero gruppo classe.
Angi: “L’allievo deve raggiungere l’alfabetizzazione tecnologica”
La scuola deve porsi l’obiettivo che l’allievo raggiunga una reale “alfabetizzazione tecnologica” (assicurandosi, però, che venga raggiunta la piena democrazia di connettività) che gli consenta di non temere gli strumenti tecnici, per quanto sofisticati e veloci possano essere, ma di fare del loro uso un’esperienza ricca di significato, comprendendone al contempo le possibilità e i limiti.
Come presentato dall’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori dal Presidente Gabriele Ferrieri, alle istituzioni, al governo, al Premier Giuseppe Conte, alla Ministra Azzolina, e ai Ministri Paola Pisano e Patuanelli, l’azione didattica dovrà, perciò, associare “il sapere alfabetico” con quello tecnico, la sapienza della TV con quello informatico, aprendosi ad un orizzonte di multimedialità; la scuola deve diventare un importante ecosistema di comunicazione multimediale; solamente in tale maniera l’uomo potrà divenire interprete del suo tempo.
In piena crisi sanitaria, all’inizio del terzo decennio del Terzo millennio, ci troviamo immersi in una società molto complessa, contraddistinta da cambiamenti rapidi, da una pluralità di orizzonti di valore e da una complessità di modelli comportamentali, una società nella quale si sono diffusi in modo pervasivo, moderni mezzi telematici, di informazione e informatici che hanno collaborato a agevolare e a rendere veloci le comunicazioni e, perciò, le integrazioni culturali tra religioni, culture e etnie diverse.
Questi bambini, questi adolescenti, questi ragazzi vivono, fin dai primi anni di vita, in un universo culturale stracolmo di stimoli e che, proprio su questa esperienza formano le loro idee sul mondo, i loro preconcetti che, nella comunità scolastica, dovranno poi gradualmente confrontarsi con gli spazi disciplinari. Gli alunni non devono essere soggetti passivi ma ricercatori attivi nella nuova didattica che si sta sperimentando.
Nella scuola delle piattaforme informatiche e dell’innovazione tecnologica, dell’aula multimediale, delle nuove regole che disciplinano le lezioni a distanza, i docenti riflettono, grazie alla mediazione dell’insegnante, su ciò che nell’ambiente si coglie solo in modo frammentario e deve essere ricondotto invece ad un insieme coerente.
L’esperienza scolastica formale (per fortuna parzialmente superata dalla rete e dalla TV che diventano contenitori insostituibili, strumentalità didattiche), deve, perciò, essere strutturata in maniera da assicurare la continuità con l’esperienza libera e volontaria che l’alunno fa nel tempo extrascolastico e, perché no, navigando nel web in modo che i concetti spontanei si confrontino con i concetti scientifici e diventino un modo autentico di leggere e interpretare la realtà.
Non bisogna quindi avere paura della tecnologia, occorre invece promuovere ed elaborare una cultura che dia competenze legata all’innovazione digitale, conoscenze, abilità, attitudini di tipo nuovo, capaci di mettere l’uomo in grado di capire e di gestire il cambiamento e di “convivere” con gli oggetti con i quali la scienza e la tecnica hanno popolato il nostro mondo.
La diffusione delle nuove tecnologie didattiche e la didattica a distanza vanno intese come un modo di produrre occasioni di alfabetizzazione culturale quale elemento nuovo nel processo di insegnamento-apprendimento.
Angi: “L’obiettivo è l’uguaglianza educativa”
Però, non bisogna dimenticare che la tecnologia non è tutto. Ci deve essere, dunque, una grande disponibilità al progresso da una parte e, dall’altra, la stessa attenzione dedicata a chi non può connettersi e vive il processo formativo con drammatica difficoltà. L’obiettivo più ambizioso della società in questi tempi difficili deve essere la realizzazione dell’uguaglianza sostanziale educativa perché, se così non fosse, “in caso di conflitto tra l’umanità e la tecnologia, vincerà l’umanità”, come ha affermato Albert Einstein.