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“Un risultato positivo il recovery fund che non appartiene a me, al Governo, o alla maggioranza, un risultato che appartiene a tutto il paese, all’Italia intera”: così il Premier Conte alla luce dell’accordo a cui i Ventisette sono giunti dopo quattro giorni e quattro notti di intensi negoziati, accordo sul prossimo bilancio comunitario cui è associato un controverso ma originale Fondo per la ripresa del valore di 750 miliardi di euro.  L’intesa è «realmente storica» ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in una conferenza stampa all’alba di martedì 21 luglio. Lo stesso ribadisce il Premier Italiano “Questo è un momento storico per l’Europa e un momento storico per l’Italia”.

È stato approvato un piano finanziario di rilancio ambizioso, adeguato alle necessità che i paesi europei stanno vivendo, e che consentirà all’Italia di affrontare la crisi con forza ed efficacia. Il piano è fatto di due parti: quello composto dal bilancio pluriennale Ue dal 2021 al 2027 e quello del Recovery fund proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Secondo il progetto, il bilancio Ue dovrà avere nei sette anni un volume pari a 1074 miliardi di euro, da finanziare prevalentemente attraverso i contributi netti degli Stati membri dell’Unione. Il piano per la ripresa economica invece è pari a 750 miliardi di euro, ossia quanto proposto da Von der Leyen. Si tratta di 250 miliardi di euro in più rispetto alla proposta originaria presentata a metà maggio dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal presidente francese Emmanuel Macron.

In pillole il recovery fund, dei 750 miliardi euro previsti, 390 miliardi verranno erogati sotto forma di sussidi, che non dovranno essere ripagati dai Paesi destinatari, mentre 360 miliardi di euro verranno distribuiti sotto forma di crediti. Di questi fondi una buona parte andrà all’Italia, il 28%, quindi 209 miliardi, di cui 82 in sussidi e 127 in prestiti. L’intesa è memorabile perché per la prima volta i Ventisette danno mandato alla Commissione europea di indebitarsi a loro nome per una somma ingente. Il nuovo debito in comune dovrebbe indurre i Ventisette a creare nuove tasse europee in vista del suo rimborso.

L’Italia utilizzerà questi fondi del recovery fund per investimenti strutturali e per la crescita economica di sviluppo sostenibile, al fine di rendere l’Italia un paese più green, più digitale, più innovativo, più sostenibile ed inclusivo. Gran parte degli investimenti saranno destinati alla scuola, alla ricerca e alle infrastrutture. La ripresa sarà è indirizzata ad obiettivi politici ben precisi, condivisi sia a livello europeo che nazionale: quelli di favorire la transizione ecologica, energetica e digitale del Paese.

Questa è la grande opportunità che l’Europa offre ai propri stati membri per superare una crisi che no ha avuto precedenti dalla seconda guerra mondiale, e per far in modo che i paesi membri si riallineino e che le economie che hanno subito un periodo di stallo a seguito della pandemia e del lockdown ritrovino una pronta ripresa e una decisa sterzata verso il famoso new green deal che Ursula Van Der Layen aveva già dichiarato di voler inaugurare quando ha assunto il mandato di Presidente della Commissione Europea già a gennaio 2020.

Un’occasione non solo per gli stati membri e per l’Italia che come paese maggiormente colpito dalla pandemia con maggior numero di vittime (35 mila) beneficerà della più grande fetta di aiuti nell’ambito del recovery fund, ma anche per l’Europa, che non deve essere solo un’unione economica e di  mercato, ma anche un’unione che sappia manifestare solidarietà nei confronti degli stati membri qualora vengano colpiti da crisi particolarmente gravi, e proprio a tal riguardo l’accordo è stato essenziale per avere una maggiore coesione tra tutti gli stati che la compongono, perché se l’Europa non avessero reagito prontamente alla crisi pandemica ed economica, i partiti sovranisti dei singoli stati avrebbero tratto forza da una mancata forma di solidarietà dell’Europa per chiedere sempre con maggior forza l’uscita dall’UE, come è successo per la Gran Bretagna nel caso della Brexit.

Il Presidente dell’Associazione Nazionale Giovani Innovatori ANGI Gabriele Ferrieri plaude all’accordo e a tal riguardo formula le seguenti dichiarazioni: “ANGI ritiene necessario mettersi a lavoro da subito per individuare i progetti da presentare soprattutto nel campo dell’innovazione digitale e l’innovazione green, per far in modo che l’Italia in questo specifico momento storico sia in grado di cogliere questa grandissima opportunità e al fine di evitare, come già avvenuto spesso in passato, di non riuscire ad approfittare dei fondi europei per mancanza di infrastrutture o di specifiche professionalità deputate alla progettazione e alla messa in opera dei progetti finanziati con questi fondi.”

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