AUTORE: Redazione    –     DATA: 07 Settembre 2020

Mentre il governo stringe i lavori per definire l’agenda delle priorità da consegnare all’Europa per ottenere i fondi del Recovery plan, Bankitalia indica le priorità che dovrebbero trovare spazio nei progetti dell’esecutivo. “E’ possibile individuare almeno tre macro aree nelle quali gli interventi appaiono altrettanto urgenti: pubblica amministrazione; innovazione; salvaguardia e valorizzazione del nostro patrimonio naturale e storico-artistico”. Le priorità sono state indicate da Fabrizio Balassone, Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia, alla Commissione Bilancio della Camera.

Le prospettive sull’ecosistema

“Gli effetti di un’azione di rinnovamento dell’amministrazione pubblica, delle infrastrutture, tradizionali e innovative, della scuola possono essere particolarmente rilevanti al Sud. Nelle regioni meridionali deve innanzitutto migliorare l’ambiente in cui le imprese operano, in primo luogo con riferimento alla tutela della legalità. È più ampio il ritardo tecnologico da colmare, inferiore l’efficacia delle politiche pubbliche, più difficoltoso il completamento degli investimenti”. Secondo Balassone, “il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza deve fondarsi anche sull’obiettivo imprescindibile di conseguire un sostanziale, progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici. A questo può contribuire soprattutto il rilancio della crescita, che sarà possibile solo se le risorse saranno impiegate in maniera produttiva; in caso contrario i problemi del Paese sarebbero accresciuti, non alleviati, dal maggiore indebitamento”. Per Bankitalia, “l’impatto sull’economia dipenderà anche dal miglioramento del contesto in cui si svolge l’attività di impresa. Sarebbe rischioso assumere che la disponibilità di maggiori risorse possa automaticamente tradursi in una crescita economica sostenuta e duratura senza un impegno continuo per il miglioramento della qualità dell’azione pubblica”.

Le stime sugli effetti

Via Nazionale ha elaborato una stima d’impatto dell’uso delle risorse europee sui grandi numeri dell’economia italiana. Assumendo che i fondi disponibili per l’Italia siano 120 miliardi di prestiti e 87 di trasferimenti, che “siano utilizzati pienamente e senza inefficienze, con una distribuzione della spesa uniforme nel quinquennio 2021-2025”, Bankitalia ha sviluppato due scenari. In un primo scenario ha ipotizzato “che tutte le risorse vengano utilizzate per attuare interventi aggiuntivi rispetto a quelli già programmati e che questi riguardino integralmente progetti di investimento, la forma di spesa pubblica che in base all’evidenza empirica fornisce lo stimolo più elevato alla crescita del prodotto in condizioni normali. Le maggiori spese ammonterebbero a oltre 41 miliardi all’anno e potrebbero tradursi in un aumento cumulato del livello del PIL di circa 3 punti percentuali entro il 2025, con un incremento degli occupati di circa 600.000 unità”. La difficoltà di questa progressione sta tutta in un dato: si tratterebbe di raddoppiare la spesa effettuata nel 2019 (40,5 miliardi; tra il 2000 e il 2019 la spesa media annua per investimenti è stata pari a 43,5 miliardi, risultando peraltro sistematicamente inferiore a quella programmata, anche per la difficoltà di preparare e gestire i progetti).

Nel secondo scenario, “si ipotizza che una parte rilevante delle risorse, pari al 30 per cento, venga utilizzata per misure già programmate e che la parte rimanente venga destinata solo per circa due terzi a finanziare direttamente nuovi progetti di investimento. Sotto queste ipotesi gli interventi aggiuntivi ammonterebbero a circa 29 miliardi all’anno, di cui solo 19 per investimenti. L’impatto cumulato sul livello del PIL raggiungerebbe quasi 2 punti percentuali nel 2025”.

Fonte: Repubblica

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