A fronte della pressante emergenza dovuta alla diffusione del coronavirus le aziende farmaceutiche sono sempre più impegnate nella ricerca per offrire soluzioni mediche innovative. Alcune si sono concentrate sulla diagnostica e la terapia, altre invece stanno concentrando i loro sforzi nello sviluppo di un vaccino.

Ad esempio, la multinazionale italiana della diagnostica in vitro DiaSorin, ha completato gli studi per supportare l’approvazione nell’Ue e negli Stati Uniti di un innovativo test molecolare per l’identificazione rapida del nuovo COVID-19. La notizia ha fatto balzare in alto il titolo in Borsa: oltre l’11% nelle contrattazioni.

L’azienda collabora con l’Ospedale Spallanzani di Roma ed il Policlinico San Matteo di Pavia e ciò ha consentito di formulare un test per ottenere risultati entro 60 minuti rispetto alle 5-7 ore attualmente necessarie con altre metodologie. Il test sarà commercializzato con marchio CE in Europa e presentato alla Food and Drug Administration per l’Emergency Use Authorization entro la fine di marzo 2020.

Anche la Roche, leader in ambito diagnostico è impegnata a fornire soluzioni analitiche per le emergenze sanitarie più critiche, garantendo la consegna di quanti più test possibili. Attualmente non vi sono farmaci che si sono dimostrati efficaci per il trattamento dei coronavirus nell’uomo. Tuttavia, poiché l’ambito delle malattie infettive costituisce un’importante area del programma di ricerca e sviluppo clinico, la Roche sta supportando l’OMS e altri interlocutori rilevanti fornendo expertise e consulenza relativamente a questi casi di Coronavirus.

Le società farmaceutiche Johnson & Johnson, Moderna Therapeutics e Inovio Pharmaceuticals sono invece già al lavoro per lo sviluppo di vaccini contro il nuovo coronavirus, così come alcuni centri di ricerca privati e pubblici, come i National Institutes of Health (NIH), l’agenzia del dipartimento della Salute degli Stati Uniti.

Nell’ultimo secolo, i vaccini si sono rivelati una risorsa fondamentale per ridurre al minimo la diffusione di malattie, anche molto pericolose, salvando centinaia di milioni di vite umane. Per molto tempo lo sviluppo di un vaccino contro un virus completamente nuovo ha richiesto tempo – mediamente tra i due e i tre anni – ma nell’ultimo periodo i progressi nella genomica (la scienza che studia il genoma, la totalità del DNA o RNA contenuto in un organismo) e un maggiore coordinamento internazionale hanno consentito di accelerare sensibilmente la ricerca e quindi gli scienziati che lavorano al vaccino contro 2019-nCoV confidano di arrivare ai primi test entro tre mesi.

Prima di potere essere impiegato sulla popolazione e su larga scala, un vaccino deve superare una complessa serie di test, prima sugli animali e successivamente su gruppi di esseri umani. L’intero processo richiede almeno un anno, dall’inizio dello sviluppo al suo impiego. Allo stato attuale i vaccini non sono quindi utili nelle prime fasi dell’epidemia, però diventeranno vitali nella seconda fase del contagio per bloccare la diffusone del virus nella popolazione sana.

Il presidente dell’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori), Gabriele Ferrieri, ha così commentato: “Piena fiducia e supporto alle istituzioni e a tutti i numerosi operatori oggi impegnati in prima linea per assistere tutti i cittadini in questa grave situazione di emergenza sanitaria. L’innovazione nel cambio medicale ritengo potrà essere una delle chiavi di volta per trovare soluzioni a sostegno della comunità mondiale e molti sono le imprese e i ricercatori impegnati in tal senso a cui va il nostro supporto. L’utilizzo di soluzioni digitali e in particolare l’AI possono essere di grande aiuto per velocizzare queste soluzioni mediche innovative”.

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