📌 Straordinario appuntamento sulla storia di Adriano Olivetti ospitato presso l’ambasciata D’Italia presso la Santa Sede in cui come Angi siamo orgogliosi di aver preso parte. Numerosi le voci autorevoli, dalla Fondazione Olivetti all’ambasciatore Sebastiani fino all’arcivescovo di Bologna Cardinale Matteo Maria Zuppi.

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Adriano Olivetti (Ivrea11 aprile 1901 – Aigle27 febbraio 1960) è stato un imprenditoreingegnere e politico italiano, figlio di Camillo Olivetti (fondatore della Ing. C. Olivetti & C., la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere)[1] e Luisa Revel e fratello degli industriali Massimo Olivetti e Dino Olivetti.

Uomo di grande e singolare rilievo nella storia italiana del secondo dopoguerra, si distinse per i suoi innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità.[2]

Adriano Olivetti riuscì a creare nel secondo dopoguerra italiano un’esperienza di fabbrica nuova e unica al mondo[17] in un periodo storico in cui si fronteggiavano due grandi potenze: capitalismo e comunismo. Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l’organizzazione del lavoro comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell’ambiente, i dipendenti godevano di convenzioni.

Anche all’interno della fabbrica l’ambiente era diverso: durante le pause i dipendenti potevano servirsi delle biblioteche, ascoltare concerti, seguire dibattiti, e non c’era una divisione netta tra ingegneri e operai, in modo che conoscenze e competenze fossero alla portata di tutti. L’azienda accoglieva anche artistiscrittoridisegnatori e poeti, poiché l’imprenditore Adriano Olivetti riteneva che la fabbrica non avesse bisogno solo di tecnici ma anche di persone in grado di arricchire il lavoro con creatività e sensibilità[18]. Lo storico e filosofo della politica Danilo Campanella traccia una relazione[19] tra personalismo e olivettismo[20], postulando che Olivetti fu un personalista economico, come Aldo Moro lo fu in politica[21]. Per Campanella, Adriano Olivetti è stato il prosecutore della filosofia economica di Toniolo, immettendola però nel panorama imprenditoriale[22].

Adriano Olivetti credeva nell’idea di comunità, unica via da seguire per superare la divisione tra industria e agricoltura, ma soprattutto tra produzione e cultura. L’idea, infatti, era quella di creare una fondazione composta da diverse forze vive della comunità[23]: azionisti, enti pubblici, università e rappresentanze dei lavoratori, in modo da eliminare le differenze economiche, ideologiche e politiche. Il suo sogno era di riuscire ad ampliare il progetto a livello nazionale, in modo che quello della comunità fosse il fine ultimo.[24]

Vi è il dubbio a tutto’oggi, se le sue idee abbiano preso spunto o ulteriore concretezza da quelle di Rudolf Steiner in merito all’organizzazione sociale. Ciò deriva dal fatto che vi sono dei riscontri in merito a suoi finanziamenti dei movimenti steineriani e della stampa antroposofica.[25]

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